"Vorrei che mia figlia diventasse come voi!", questa è la frase che una mamma ci ha detto quest'estate durante le due settimane di Grest ed è con queste parole, ma anche con tutte quelle di coloro che ci hanno ringraziato e si sono compliementati con nopi, che abbiamo colto il risultato del nostro lavoro. E' stata senza dubbio un'esperienza voluta, sudata e riuscita e che ha entusiasmo tutti: noi animatori, i bambini, i genitori, i sacerdoti e non solo. Credo che anche le suore Dorotee di "Casa Nostra" si siano dispiaciute nel vedere, alla fine, che sistemavmo e portavamo via il materiale. E' stata un'esperienza che ci ha segnato come comunità, innanzitutto, per l'aiuto datoci da alcuni genotiro (ancora grazie infinite) con la quale senza dubbio si è instaurato un rapporto di fiducia e stima reciproca. Ringraziamo per la disponibilità, Suor Franca e tutte le due comunità di suore che per due settimane hanno "subito" l'urgano di 104 bambini e 22 animatori. Con la nostra energia e quella di Don Tommaso abbiamo travolto le famiglie! Ringraziamo i bambini, che con il loror entusiasmo, la carica, la spensieratezza ed i piccoli gesti, ti fanno sentire importante e ti danno quella spinta in più. E ringraziamo anche l'autore di tutto ciò! Già, perchè dietro al "parco" c'è sempre lui, Dio Padre che non solo ci ha accompagnato durante il Grest ma anche durante i Campiscuola! Esperienze anch' esse, travolgenti di spiritualità, armonia, collaborazione, avventira che ci porta a fare escursioni in piena notte, a giocare sotto la pioggia infangandoci fino ai capelli, a riflettere su di noi, a parlare con Dio sotto una luce diversa. Con altrettanto entusiasmo siamo ripartiti con i gruppi e l'ACR. Ringraziamo coloro che credono in noi e ci affidano settimana dopo settimana i loro figli, Don Alessandro e Don Tommaso per il sstegno che ci danno.
Dal bollettino Natalizio della Parrocchia di S. Rocco Dolo
domenica 22 dicembre 2013
giovedì 21 novembre 2013
Che gruppo!!!
Quest'anno ho cambiato gruppo, "mi sono alzata di livello" sono passata al gruppo di terza media e prima superiore, un gruppo che è bello numeroso all'incirca trenta ragazzi e due animatori, Chiara e Marco che lo seguono già da un paio d'anni. Quest' anno siamo entrate in qualità di educatrici del gruppo io, Ilaria, e Alessia con la quale ho un rapporto strettissimo perchè oltre ad aver fatto gruppo da animate per un sacco di anni, abbiamo collaborato in diversi progetti all'interno della parrocchia e siamo amiche anche al di fuori della vita parrocchiale.
Il programma che abbiamo pensato per quest'anno è attraversare un pò tutte le tappe di ciò che aspetta i ragazzi fuori della vita in famiglia, dunque sia le cose positive come gli amici, la scuola e anche le cose negative come il fumo e la droga.
Nel primo giorno d'incontro i ragazzi hanno fatto un giro correndo e nel mentre dicevano un oggetto che si volevano portare in un viaggio immaginario, ma dovevano ricordare anche tutti gli oggetti che avevano detto i loro compagni. alla fine sono rimasti in cerchio seduti per terra e Marco e Chiara hanno portato i loro due oggetti ricoperti in 2 sacchi, ovviamente dentro i sacchi c'eravamo io ed Alessia, quando ci hanno "tirato" fuori c'è stato un momento di stupore e poi abbiamo portato i ragazzi in una stanza dove avevamo allestito un mini buffet. alla fine di questo momento di festa io e Alessia ci siamo presentate, presentando anche la famiglia da cui venivamo e il clima che c'era in casa. dalla Casa infatti voleva partire il nostro viaggio verso ciò che aspetta i ragazzi fuori dell' ambito familiare.
Il programma che abbiamo pensato per quest'anno è attraversare un pò tutte le tappe di ciò che aspetta i ragazzi fuori della vita in famiglia, dunque sia le cose positive come gli amici, la scuola e anche le cose negative come il fumo e la droga.
Nel primo giorno d'incontro i ragazzi hanno fatto un giro correndo e nel mentre dicevano un oggetto che si volevano portare in un viaggio immaginario, ma dovevano ricordare anche tutti gli oggetti che avevano detto i loro compagni. alla fine sono rimasti in cerchio seduti per terra e Marco e Chiara hanno portato i loro due oggetti ricoperti in 2 sacchi, ovviamente dentro i sacchi c'eravamo io ed Alessia, quando ci hanno "tirato" fuori c'è stato un momento di stupore e poi abbiamo portato i ragazzi in una stanza dove avevamo allestito un mini buffet. alla fine di questo momento di festa io e Alessia ci siamo presentate, presentando anche la famiglia da cui venivamo e il clima che c'era in casa. dalla Casa infatti voleva partire il nostro viaggio verso ciò che aspetta i ragazzi fuori dell' ambito familiare.
mercoledì 23 ottobre 2013
Catechesi
La dimensione catechistica in ACR è la catechesi esperienziale; nata negli anni Settanta grazie al grande contributo proprio dell'ACR, ha contribuito al grande rinnovamento del mdo di fare catechesi in Italia. L'intuizione sta nel fatto di ritenere che la catechesi tradizionale non è efficace se non parte dall'esperienza e dalla vita dei ragazzi affinchè loro possano integrare la loro fede con la vita.
La catechesi esperienziale proposta dall'ACR vuole essere un cammino di fede che diventi per i ragazzi un modo per riapropriarsi della loro vita e per crescere nella fede grazie all'incontro con Cristo; incontro che non avviene in casi eccezionali e straordinari ma che si rivela in tutte le piccole e grandi vicende della storia.
La vita e l'esperienza, quindi, diventano i nuovi ambiti della catechesi che deve così raggiungere i ragazzi nei tempi e nei luoghi in cui loro operano, nella situazione di vita che è loro propria.
La catechesi esperienziale diventa così luce nelle situazioni di vita dei ragazzi aiutandoli a comprendere la loro vocazione.
Dalla presentazione della proposta formativa annuale di AC della Diocesi di Padova.
La catechesi esperienziale proposta dall'ACR vuole essere un cammino di fede che diventi per i ragazzi un modo per riapropriarsi della loro vita e per crescere nella fede grazie all'incontro con Cristo; incontro che non avviene in casi eccezionali e straordinari ma che si rivela in tutte le piccole e grandi vicende della storia.
La vita e l'esperienza, quindi, diventano i nuovi ambiti della catechesi che deve così raggiungere i ragazzi nei tempi e nei luoghi in cui loro operano, nella situazione di vita che è loro propria.
La catechesi esperienziale diventa così luce nelle situazioni di vita dei ragazzi aiutandoli a comprendere la loro vocazione.
Dalla presentazione della proposta formativa annuale di AC della Diocesi di Padova.
La dinamica formativa
L'esperienza formativa in ACR è vissuta dal ragazzo secondo una dinamica che parte sempre dalla vita e torna alla vita attraverso l'incontro salvifico e trasformanmte con Dio, nella Parola, nei sacramenti, nella testimonianza.
Questa dinamica è strutturata in un itinerario formativo che:
Il cammino che si propone è un unico itinerario a tre dimensioni: catechistica, liturgica e caritativo-missionaria e nasce dall'incontro tra la realtà dei ragazzi con le loro domande di vita e le fonti della proposta cristiana e dell'esperienza associativa.
Celebrare l'anno liturgico con i ragazzi e seguirne passo passo l'itinerario non solo costituisce il filo conduttore del cammino dell'ACR, ma permette anche di sintonizzare il proprio passo con il "respiro vitale" della chiesa.
Dalla presentazione della proposta formativa annuale di AC della Diocesi di Padova.
Questa dinamica è strutturata in un itinerario formativo che:
- ha nella realtà dei ragazzi il punto di partenza per guardare con un sguardo critico ciò che si vive, riconoscere in esso la presenza di Dio, le proprie difficoltà, i doni ricevuti;
- i ragazzi dunque sono invitati ad accogliere la Parola di Dio come luce che rivela e propone la bellezza di una vita in Cristoe la rinnova con la sua Forza;
- di questo annuncio fanno esperienza in un cammino di confronto con i compagni e la comunità, di approfondimento con i documenti della fede, di preghiera, di servizio;
- attraverso la maturazione di atteggiamenti evangelici, la vita dei ragazzi pian piano si trasforma e si conforma a Gesù, rivelandone il volto nella quotidianità del proprio essere ragazzi.
Il cammino che si propone è un unico itinerario a tre dimensioni: catechistica, liturgica e caritativo-missionaria e nasce dall'incontro tra la realtà dei ragazzi con le loro domande di vita e le fonti della proposta cristiana e dell'esperienza associativa.
Celebrare l'anno liturgico con i ragazzi e seguirne passo passo l'itinerario non solo costituisce il filo conduttore del cammino dell'ACR, ma permette anche di sintonizzare il proprio passo con il "respiro vitale" della chiesa.
Dalla presentazione della proposta formativa annuale di AC della Diocesi di Padova.
martedì 22 ottobre 2013
La scelta associativa
Il cammino formativo si sviluppa in una rete di relazioni. Il ragazzo cresce nella dimensione delle relazioni con i coetanei e con il resto dell'associazione per4chè sono le relazioni che lasciano un'impronta nella vita delle persone. AC offre "esperienza concreta di fraternità, di amicizia, di legame tra coetanei, persone, soci. L'associazione è il luogo in cui si aiutano i ragazzi a vivere più profondamente l'esperienza di fede nella propira comunità cristiana".
I ragazzi si riconoscono come membri di una famiglia più ampia, in cui possono sperimentare la bellezza dell'appartenenza e il dono di se nella relazione con l'altro.
Per i ragazzi dell'ACR il gruppo è il luogo di dialogo e confronto: ci si educa in comunione, cioè in relazione con gli altri, per vivere pienamente la pace e la libertà.
I comagni di strada sono:
I ragazzi si riconoscono come membri di una famiglia più ampia, in cui possono sperimentare la bellezza dell'appartenenza e il dono di se nella relazione con l'altro.
Per i ragazzi dell'ACR il gruppo è il luogo di dialogo e confronto: ci si educa in comunione, cioè in relazione con gli altri, per vivere pienamente la pace e la libertà.
I comagni di strada sono:
- la famiglia
- la comunità ecclesiale
- l'educatore
- il sacerdote assistente
- la religiosa
- gli altri membri del gruppi ACR (i coetanei)
martedì 24 settembre 2013
Centralità della persona
| Camposcuola ACR Parrocchia di Dolo |
L'educatore, pertanto, deve avere delle attenzioni costanti durante il cammino che propone ai ragazzi:
- valorizzare il primato dell'essere sull'apparire: il ragazzo è accompagnato a far crescere quelle dimensioni che in modo più vero esprimono la realtà della sua persona, attento a non fermarsi alla preoccupazione di offrire soltanto un' immagine, reale o effimera, di sè;
- crescere nella cura dell'interiorità: il ragazzo è accompagnato a coltivare il senso del proprio essere persona e figlio di Dio, di accettazione della vita come dono supremo del Signore;
- sviluppare l'accoglienza di se stessi e degli altri: ogni ragazzo cresce come persona nella consapevolezza di sè, delle proprie potenzialità e dei propri limiti, nella capacità di relazione e di apertura verso gli altri, anche i più lontani;
- avere cura delle relazioni: il ragazzo è accompagnato a saper coltivare il dialogo, la comunicazione interpersonale, gli atteggiamenti di apertura e perdono che diventano stile.
Dalla presentazione della proposta formativa annuale di AC della Diocesi di Padova.
A.C.R.
Il cammino che i ragazzi compiono, grazie alla sapiente mediazione degli animatori che scelgono di farsi loro compagni di strada, è il frutto di una tradizione educativa e formativa da sempre radicata nella storia dell' "Azione Cattolica", e offre ai ragazzi un accompagnamento finalizzato alla loro crescita umana e cristiana Per questo l'AC assume la sfida di annunciare e testimoniare anche ai più piccoli la persona di gesù, speranza del mondo offrendo "ad essi una organica esperienza di vita ecclesiale e di impegno missionario" (cfr. Statuto ACI, 16).
L' ACR è una speciale esperienza di Chiesa che nasce proprio dal cuore di ogni comunità parrochiale e che, attraverso originali iniziative di fraternità ed esperienze comunitarie rispondenti all'età, dona ad ogni ragazzo la possibilità di incontrare personalmente il Signore Gesù.
I bambini e ragazzi trovano il loro modo unico e originale di seguire iol Signore Gesù.
"Ai ragazzi vengono indicate, nella forma adatta alla loro età, le mete formative che qualificano il progetto: il rapporto interiore e personale con Gesù, la fraternità che porta al dono di sè, la responsabilità, la vita nella Chiesa. Questo percorso assume il valore di iniziazione alla fede e inserisce i ragazzi progressivamente nella conoscenza e nell'esperienza della vita cristiana, della sua bellezza, dei suoi impegni, delle sue responsabilità" (Progetto Formativo ACI, 5.3).
L'esperienza dell' ACR orienta dnque all'apostolato perchè, a loro misura, i ragazzi sono capaci di impegno attivo e di testimonianza missionaria e lo fa proponendo ai ragazzi occasioni di testimonianza tra i loro coetanei e nei loro ambienti di vita.
Il cammino dell' ACR si pone all'interno dell'ampio cammino di iniziazione cristiana, cioè quel processo composto di tante proposte e percorsi attraverso il quale un ragazzo matura e diventa cristiano. E' la comunità il contesto e l'esperienza portante dell'iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Il contesto in cui viviamo nonn porta facilmente i fanciulli e i ragazzi alla fede, nè li sostiene nel loro cammino; è necessario quindi creare un ambiente adatto alla loro età, capace di accompagnarli nella loro progressiva crescita nella fede, in un autentico cammino di conversione personale e di adesione a Cristo.
Questo è possibile attraverso:
L' ACR è una speciale esperienza di Chiesa che nasce proprio dal cuore di ogni comunità parrochiale e che, attraverso originali iniziative di fraternità ed esperienze comunitarie rispondenti all'età, dona ad ogni ragazzo la possibilità di incontrare personalmente il Signore Gesù.
I bambini e ragazzi trovano il loro modo unico e originale di seguire iol Signore Gesù.
"Ai ragazzi vengono indicate, nella forma adatta alla loro età, le mete formative che qualificano il progetto: il rapporto interiore e personale con Gesù, la fraternità che porta al dono di sè, la responsabilità, la vita nella Chiesa. Questo percorso assume il valore di iniziazione alla fede e inserisce i ragazzi progressivamente nella conoscenza e nell'esperienza della vita cristiana, della sua bellezza, dei suoi impegni, delle sue responsabilità" (Progetto Formativo ACI, 5.3).
| Camposcuola ACR Parrocchia di Dolo |
Il cammino dell' ACR si pone all'interno dell'ampio cammino di iniziazione cristiana, cioè quel processo composto di tante proposte e percorsi attraverso il quale un ragazzo matura e diventa cristiano. E' la comunità il contesto e l'esperienza portante dell'iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi. Il contesto in cui viviamo nonn porta facilmente i fanciulli e i ragazzi alla fede, nè li sostiene nel loro cammino; è necessario quindi creare un ambiente adatto alla loro età, capace di accompagnarli nella loro progressiva crescita nella fede, in un autentico cammino di conversione personale e di adesione a Cristo.
Questo è possibile attraverso:
- l'inserimento in un gruppo
- l'accompagnamento e la presenza di adulti accompagnatori
- il sostegno della famiflia
- la pluralità delle esperienze
giovedì 4 luglio 2013
lunedì 27 maggio 2013
Festa della Comunità
Ieri nella mia parrocchia abbiamo festeggiato la festa della comunità e noi animatori l'abbiamo animata con dei giochi:
Pignatta acquatica: i bambini si sedevano nella sedia posta sotto un gavettone, appeso ad una corda, essi dovevano rispondere ad un questionario quando davano la risposta sbagliata il gavettone gli cadeva in testa bagnandoli.
Mira la bottiglia: c'erano due mezze bottiglie riempite d'acqua a una distanza di 20 metri l'una dall'altra, poste di fronte. I ragazzi si mettevano rispettivamente dietro la bottiglia e dovevano mirare, tirando la palla, l'altra bottiglia in modo che se la colpivano il loro avversario si bagnava a perdeva.
Trucchi: le animatrici con vari trucchi dipingevano la faccia ai bambini con varie fantasie.
Torneo di calcetto balilla: adulti e bambini si dovevano iscrivere a coppie per partecipare, si sono sfidati in partite in cui vinceva alla meglio di 3 mini partite.
Twister: noi animatori abbiamo costruito un twister gigante e i bambini hanno giocato sotto le indicazioni riportate da un'animatrice, come nel gioco vero.
Alla sera invece abbiamo proposto per bambini, ragazzi e adulti:
Anguriata: i partecipanti si sono seduti attorno ad un tavolo con una fetta di anguria davanti e con le mani dietro alla sedia vinceva chi finiva per primo la fetta di anguria senza toccarla.
Mangia la mela: gioco a coppie, vince la coppia che finisce per prima la mela appesa con un fino ad una corda soprastante, senza farla cadere.
I giochi pomeridiani erano tutti gratuiti e i bambini che vincevano i vari giochi come twister e calcetto balilla ricevevano dei gadget che noi animatori abbiamo portato in patronato.
Pignatta acquatica: i bambini si sedevano nella sedia posta sotto un gavettone, appeso ad una corda, essi dovevano rispondere ad un questionario quando davano la risposta sbagliata il gavettone gli cadeva in testa bagnandoli.
Mira la bottiglia: c'erano due mezze bottiglie riempite d'acqua a una distanza di 20 metri l'una dall'altra, poste di fronte. I ragazzi si mettevano rispettivamente dietro la bottiglia e dovevano mirare, tirando la palla, l'altra bottiglia in modo che se la colpivano il loro avversario si bagnava a perdeva.
Trucchi: le animatrici con vari trucchi dipingevano la faccia ai bambini con varie fantasie.
Torneo di calcetto balilla: adulti e bambini si dovevano iscrivere a coppie per partecipare, si sono sfidati in partite in cui vinceva alla meglio di 3 mini partite.
Twister: noi animatori abbiamo costruito un twister gigante e i bambini hanno giocato sotto le indicazioni riportate da un'animatrice, come nel gioco vero.
Alla sera invece abbiamo proposto per bambini, ragazzi e adulti:
Anguriata: i partecipanti si sono seduti attorno ad un tavolo con una fetta di anguria davanti e con le mani dietro alla sedia vinceva chi finiva per primo la fetta di anguria senza toccarla.
Mangia la mela: gioco a coppie, vince la coppia che finisce per prima la mela appesa con un fino ad una corda soprastante, senza farla cadere.
I giochi pomeridiani erano tutti gratuiti e i bambini che vincevano i vari giochi come twister e calcetto balilla ricevevano dei gadget che noi animatori abbiamo portato in patronato.
Nei giochi serali la partecipazione costava 1 euro e i vincitori ricevevano una cesta con pasta, una bottiglia di vino e una confezione di dolcetti.
Ecco il link delle foto: http://parrocchiadolo.it/2013/06/05/festa-della-comunita-2013-2/
Ecco il link delle foto: http://parrocchiadolo.it/2013/06/05/festa-della-comunita-2013-2/
martedì 21 maggio 2013
Festa del Camposcuola
Nella mia parrocchia abbiamo organizzato una festa di presentazione dei Camposcuola medie ed elementari 2013.
All'inizio abbiamo fatto del bans come ad esempio
All'inizio abbaimo fatto dei bans per far "ambientare" i bambini, per accoglierli nel clima di festa e divertimento che si voleva creare.
Poi per farli conoscere meglio e far si che si ricordassero i loro nomi abbiamo fatto un gioco che si chiama "FAMIGLIE DI NOMI" dove i bambini sono divisi in più squadre, ognuna con un cognome diverso, ogni membro acquisisce il cognome della famiglia del gioco e a turno ogni famiglia deve chiamare un membro di un'altra famiglia con nome e cognome della famiglia giusti così quel membro cambia famiglia, si va avanti così finchè una famiglia ingloba tutti i membri delle altre famiglie e vince.
se spara 1 volta: mettersi le mani affianfo alla testa e agitarle
se spara 2 volte: mettersi le mani affianfo alla testa agitarle e tirare fuori la lingua
se spara 3 volte: mettersi le mani affianfo alla testa agitarle, tirare fuori la lingua e muoverla su e giù, i bambini affianco al bambino colpito 3 volte devono accarezzarsi il mento dicendo "gnomiz-gnomiz"
se un bambino sbaglia o fa troppo tardi i gesti diventa lui il cacciatore e va in mezzo al cerchio a sparare e colui che era cacciatore ritorna alce mettendosi a sedere.
Infine abbiamo fatto il gioco degli "SCALPI" ogni bambino ha uno scalpo (una strascia di stoffa messa dietro come fosse una coda) deve correre per non farsi prendere. E' un gioco di tutti contro tutti, e 2 bambini per sfidarsi si devono toccare e iniziano a "lottare" per prendersi lo scalpo, vince il bambino che per premo "ruba" lo scalpo all'altro e l'altro è eliminato, vince il bambino che alla fine prende più scalpi.
All'inizio abbiamo fatto del bans come ad esempio
All'inizio abbaimo fatto dei bans per far "ambientare" i bambini, per accoglierli nel clima di festa e divertimento che si voleva creare.
Poi per farli conoscere meglio e far si che si ricordassero i loro nomi abbiamo fatto un gioco che si chiama "FAMIGLIE DI NOMI" dove i bambini sono divisi in più squadre, ognuna con un cognome diverso, ogni membro acquisisce il cognome della famiglia del gioco e a turno ogni famiglia deve chiamare un membro di un'altra famiglia con nome e cognome della famiglia giusti così quel membro cambia famiglia, si va avanti così finchè una famiglia ingloba tutti i membri delle altre famiglie e vince.
Dopo abbaimo fatto il gioco di "ALCE ROSSO" dove ci sono 2 squadre con una bandiera, la bandiera deve essere messa in un posto visibile e non pericoloso, ogni membro della squadra ha un cartellino in fronte con 3 numeri; la squadra si divide in difensori che devono difendere la bandiera dagli avversari e gli attacchanti che in quanto tali devono attaccare la bandiera della squadra avversaria. Un membro può essere preso se un' altro membro riesce a leggere o indovinare i numeri che ha nel cartellino così viene eliminato e deve andare a cambiarsi il cartellino, se l'avversario sbaglia numeri sarà quest'ultimo l'eliminato e dovrà andare alla base, dove ci sono gli animatori e stare fermo per un minuto. I cartellini, posti sulla fronte non possono essere girari per non farli vedere e non possono nemmeno essere coperti con una parte del corpo, si può nasconderli appoggiandosi agli oggetti, ad esempio alberi, tavoli, sedie oppure ci si può attaccare ad un compagno di squadra testa a testa.
![]() |
| http://www.flickr.com/photos/karibukwetu/2699604972/ |
Successivamente abbiamo fatto il gioco di "RE ARTU'" gli animatori si travestono da vari personaggi e si nascondono, i bambini li devono trovare nell'ordine scritto in un foglio datogli precedentemente, ogni animatore deve far fare una prova ad ogni squadra e se superata gli fa un simbolo vicino al suo nome nel foglio, così la squadra può passare al personaggio successivo, vince la squadra che per prima fnisce tutte le prove.
Poi abbiamo giocoato a "CACCIATORI DI ALCI" i bambini sono seduti in cerchio e un animatore sta in mezzo, quest'ultimo può sparare alle alci (i bambini seduti in cerchio) 1,2 o 3 volte essi per salvarsi devono:se spara 1 volta: mettersi le mani affianfo alla testa e agitarle
se spara 2 volte: mettersi le mani affianfo alla testa agitarle e tirare fuori la lingua
se spara 3 volte: mettersi le mani affianfo alla testa agitarle, tirare fuori la lingua e muoverla su e giù, i bambini affianco al bambino colpito 3 volte devono accarezzarsi il mento dicendo "gnomiz-gnomiz"
se un bambino sbaglia o fa troppo tardi i gesti diventa lui il cacciatore e va in mezzo al cerchio a sparare e colui che era cacciatore ritorna alce mettendosi a sedere.
Infine abbiamo fatto il gioco degli "SCALPI" ogni bambino ha uno scalpo (una strascia di stoffa messa dietro come fosse una coda) deve correre per non farsi prendere. E' un gioco di tutti contro tutti, e 2 bambini per sfidarsi si devono toccare e iniziano a "lottare" per prendersi lo scalpo, vince il bambino che per premo "ruba" lo scalpo all'altro e l'altro è eliminato, vince il bambino che alla fine prende più scalpi.
giovedì 9 maggio 2013
L'ORATORIO, laboratorio dei giovani talenti
L'oratorio, adattandosi ai diveris contesti, da 450 anni accompagna i più giovani, forte della capacità di lasciarsi provocare e mettere in discussione dalle urgenze e dai bisogni del proprio tempo. ed è a questa realtà che la Cei, attraverso la commissione episcopale per la famiglia e la vita e quella per la cultura e le comunicazioni socilai, ha dedicato la Nota pastorale il laboratorio dei talenti, per ribadire l'impegno educativo delle nostre comunità ecclesiali nei confronti dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani, riconoscendone la soggettività e valorizzando i talenti di cui sono portatori, oltre che per riconoscere e sostenere il peculiare valore dell'oratorio nell'accompagnamento della crescita umana e spirituale delle nuove generazioni e proporre alle comunità parrocchiali, e in modo particolare agli educatori e animatori, alcuni orientamenti.
La sfida è far diventare gli oratori spazi di accoglienza e di dialogo, dei veriponti tra l'istituzionale e l'informale, tra la ricerca emotiva di Dio e la proposta di un incontro concreto con Lui, tra la realtà locale e le sfide planetarie, tra il virtuale e il reale, tra il tempo della spensieratezza e quello dell'assunzione di responsabilità, avendo presente la specifica identità cristiana del luogo, che tuttavia è aperto anche a giovani appartenenti ad altre culture e religioni.
La Nota rimarca l'importanza di una forte e rinnovata alleanza educativa con le famiglie, come pure con la scuola e le associazioni sportive, e che la vera forza dell'oratorio sonole relazioni personali autentiche e significative.
Dal mensile dell'associazione cattolica "Segno" n. 5 mese di Maggio
La sfida è far diventare gli oratori spazi di accoglienza e di dialogo, dei veriponti tra l'istituzionale e l'informale, tra la ricerca emotiva di Dio e la proposta di un incontro concreto con Lui, tra la realtà locale e le sfide planetarie, tra il virtuale e il reale, tra il tempo della spensieratezza e quello dell'assunzione di responsabilità, avendo presente la specifica identità cristiana del luogo, che tuttavia è aperto anche a giovani appartenenti ad altre culture e religioni.
La Nota rimarca l'importanza di una forte e rinnovata alleanza educativa con le famiglie, come pure con la scuola e le associazioni sportive, e che la vera forza dell'oratorio sonole relazioni personali autentiche e significative.
Dal mensile dell'associazione cattolica "Segno" n. 5 mese di Maggio
lunedì 22 aprile 2013
sabato 16 marzo 2013
Il gioco negli ambienti educativi
Il bambino sa giocare ovunque, con qualsiasi oggetto e in qualunque circostanza. Per rispettare l'infanzia pare invece imprescindibile operare in modo che ogni soggetto possa giocare in qualunque spazioe egli frequenti. Allora, gli ambienti in cui i bambini da 0 a 10 anni vivono diventando educativi. Il mondo naturale, l'abitazione familiare, le strutture colastiche e quelle extrascolastiche possono accogliere l'infanzia ed i suoi, se l'adulto-educatore predispone i loro spazi inmaniera da permettere una proficua relazionalità educativa ed una spontanea formazione dell'essere infantile.
A contatto con questi quattro tipi di ambiente l'infanzia si forma. Alcuni di essi sono maggiormente predisposti ad accogliere il gioco spontaneo del bambino, altri preparano giochi pedagogicamente finalizzati e altri ancora offrono un tipo di gioco da viversi come puro divertimento insieme ai familiari. Tuttavia, ogni ambiente, se educativo, dovrebbe essere organizzato, anche prossemicamente, per rispettare il desiderio infantile di inventare attività ludiche, di giocare liberamente o in solitudine. Punto di riferimento fondamentale resta, però, la modalità ludica di affrontare il mondo che unicamente l'infanzia sa interpretare in autenticità poichè, infatti, "solo i bambini possono vantarsi di possedere regni su cui non tramonta mai il solo".
Anna Kaiser
- La natura è oggetto d'indagine continua da parte dei bambini. Conoscere la vita degli animali o delle piante rappresenta per loro un gioco tra i più affascinanti, scoprono gli elementi cromatici o iconici che compongono un paesaggio, osservano aspetti storici ed artistici presenti sul territorio che li circonda. Avvicinare il bambino al patrimonio naturale mediante il gioco costituisce un processo educativo essenziale.
- L' abitazione familiare costituisce l' "habitat naturale" della prima infanzia: è il primo ambiente di cui il bambino acquisisce la disposizione, l'organizzazione, la fruizione degli spazi interni. Egli ha bisogno di poter giocare in qualunque stanza, senza essere relegato in spazi spesso angusti ed a lui solo "riservati".
- La scuola costituisce un ambiente che dovrebbe intensamente incentivare la formazione dell'alunno e l'attività ludica potrebbe in esso agire quale proficuo tramite educatico. La scuola, invece, così come è istituzionalmente organizzata, trascura precocemente il gioco. Tale diminuzione lede l'essere in formazione che necessita di attingere al proprio genius ludi anche quando entra nei variegati mondi del sapere. Poi il gioco costituisce un efficace mezzo didattico perchè l'apprendimento, vissuto con gioia, è reso dall'attività ludica più agevole, vivace, partecipato.
- L'extrascuola è sempre più composito. In esso, con frequenza maggiore rispetto alla scuola, al gioco è riservato spazio e tempo. Educatori animano gli spazi, solitamente organizzati per fasce di età. Società sportive e centri estivi accolgono i bambini, proponendo loro giornate organizzate nei tempi e nei ritmi; ludoteche e oratori lascinao maggiore spazio all'autonomia dei presenti; città dei ragazzi e dei divertimenti offrono percorsi di giochi progettati anche per l'infanzia. Una prima conoscenza del cinema, del teatro e della musica, così come dei musei o delle biblioteche, predisposta per l'infanzia, arricchisce i percorsi di formazione dei bambini.
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| www.rovigooggi.it |
Anna Kaiser
Dal bimestrale "Pedagogia e vita" serie 63: "educare i bambini" numero 6 novembre-dicembre 2005
venerdì 15 marzo 2013
Festa delle palme a Padova
L’amore è servito
Domenica 24 marzo 2013, dalle 15.00 alle 17.00
Piazza delle Erbe
- Padova
Quota: € 2,00
Significato della festa
Il cammino della Quaresima culmina nell’incontro dei ragazzi con il Vescovo nella Domenica delle Palme. È un momento che conclude in maniera gioiosa la Quaresima e introduce i ragazzi alla Settimana Santa e alla celebrazione della Pasqua. L’appuntamento con il Vescovo è l’occasione perché i ragazzi scoprano la grande realtà della Chiesa diocesana che, guidata dal Vescovo, accoglie la presenza di Gesù risorto e lo segue.Durante la Quaresima, il cammino dei ragazzi segna un fondamentale passaggio: dal sentirsi amati (anche e soprattutto nei limiti) al rispondere all’amore.
La Pasqua è, per così dire, lo snodo di questo passaggio: la passione-morte e risurrezione di Gesù, culmine dell’amore del Padre, donano ad ogni persona la vita nuova dell’amore. Di questo l’Eucaristia ne è il segno sacramentale.
Durante la festa, i ragazzi sperimenteranno che, come nella vita di tutti i giorni, nel gesto di preparare e del porgere del cibo c’è la disponibilità di una vita che si dona, così nel gesto di Gesù di offrirci l’Eucaristia c’è tutto il dono della Sua vita che “inonda” la comunità e “genera” amore nuovo.
Così, all’inizio della Settimana santa, i ragazzi, gli educatori e gli adulti ringraziano Dio per il dono dell’Eucaristia, Pasqua del Signore, in cui “è contenuto l’essere amati e l’amare” (Deus caritas est, 14).
La Festa delle Palme viene celebrata il giorno 24 marzo 2013 e si svolge in due tempi:
- la prima parte è vissuta in parrocchia, partecipando alla celebrazione eucaristica e preparando i rami di ulivo, abbelliti da nastrini colorati e da messaggi di auguri per altri amici che i ragazzi incontrano alla festa;
- la seconda parte si svolge a Padova, in Piazza delle Erbe. L’appuntamento è alle ore 15.00, per un momento di festa e per l’incontro con il Vescovo. La festa termina alle ore 17.00 circa in piazza Duomo.
Come da tradizione, è previsto lo scambio del segno della festa e degli ulivi. Ogni gruppo prepari entrambi al meglio e con fantasia!
Ecco le indicazioni per zone dei colori dei nastrini e dei messaggi da attaccare ai ramoscelli d’ulivo:
Per venire incontro alle spese che la Festa delle Palme richiede (amplificazione, libretti, ecc.) viene chiesto a ragazzi, educatori e genitori un contributo molto ridotto, ma importante per far fronte, almeno in parte, alle spese necessarie.
Gli educatori di ogni parrocchia sono
invitati a raccogliere, per ogni partecipante, una quota di € 2,00 da
consegnare alle segreterie all’arrivo in piazza delle Erbe. Ricevono
così il libretto ed il gadget della festa.
Alla festa partecipano circa seimila persone: se ciascuno offre il
proprio contributo, le spese si possono sostenere con meno difficoltà.Un grande grazie va alla Diocesi e all’AC diocesana, che sostengono buona parte del costo della festa.
Il manifesto allegato al Tackle è un piccolo strumento per dare ancor più visibilità e importanza alla festa e per coinvolgere altre persone della comunità parrocchiale.
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Segno della Festa delle Palme: LA TAVOLA
Il segno ben riassume il tema della festa: amati da Dio, capaci di amare!
Come da tradizione, il segno viene scambiato tra i gruppi, perciò gli educatori abbiano cura di accompagnarlo con una presentazione del gruppo e dei componenti. Ovviamente, attenzione ai suggerimenti offerti dal Tackle e spazio alla fantasia per la realizzazione.
Le misure del segno possono variare a seconda della creatività degli educatori: non si superi tuttavia la misura di m 1,70x1,30, altrimenti diventa difficile il trasporto e risulta ingombrante per le animazioni di piazza.
A questo segno se ne aggiunge quest’anno un altro: il segno della TOVAGLIA.
Questa non dovrà essere preparata dai gruppi né essere scambiata in piazza, ma verrà donata e consegnata dal Vescovo, al termine della festa, ad ogni gruppo parrocchiale. La consegna intende essere un “mandato” verso la celebrazione eucaristica che i ragazzi vivono nelle loro comunità e che la festa intende arricchire di una maggiore consapevolezza. Si tratta di una tovaglia da altare da valorizzare e utilizzare nella messa pasquale parrocchiale (del giorno di Pasqua o delle domeniche successive) nel modo in cui gli educatori concordano con il parroco, coinvolgendo i ragazzi che hanno partecipato alla festa.
Per motivi di ordine organizzativo, durante la festa, la tovaglia verrà consegnata ad un ragazzo per vicariato, scelto e accompagnato dal responsabile vicariale, il quale si farà carico della distribuzione di ciascuna tovaglia ai gruppi parrocchiali del suo vicariato.
http://www.acpadova.it/agenda/2012-2013/l-amore-e-servito
Educazione, giochi, ludicità nei primi anni di vita
Chi educa non ha il ruolo d'insegnare a giocare, neanche al bambino più piccolo. Risulta inutile, vacuo, se non assurdo e paradossale che l'adulto tenti di indicare come esprimere il proprio genius ludi a chi già lo vive nella sua pienezza.
Il bisogno di giocare è insito nell'essenza umana. Per questo risulterà inutile ogni tentativo di rinvenire uno scopo estraneo all'attività ludica stessa. Essa è autotelica perchè ha il proprio fine in sè: muove dall'essere e ritorna all'essere. Senza la consapevolezza di ciò l'educatore cerca di porre un preciso obiettivo a qualsiasi azione di gioco. Non sono il tempo o il luogo, nè una forma di gioco o un'altra a proporre il gioco stesso quale efficace tramite educativo, bensì la modalità vitale - unica, personale, sempre diversa - con la quale il bambino parteciperà ai giochi.
Sarà così più agevole rispettare l'infanzia, tenendo in considerazione come liberamente l'attività ludica agisca in essa quale stimolo del processo formativo.
I giochi dell'infanzia di caratterizzano per una totale mancanza di riferimenti temporali o spaziali: i bambini giocano in qualunque luogo e in qualsiasi momento della giornata. Non hanno particolari esigenze per poter agire ludicamente.
Al contrario, chi vuole instaurare con i bambini un rapporto educativo attraverso il gioco spesso si muove alla ricerca di questi espedienti, tentando di cogliere i desideri o i gusti del banìmbino per non sbagliare come accostarsi a un'età considerata un pò oscura. I bambini, invece, possiedono capacità di adattamento o duttilità rispetto a qualunque gioco o giocattolo. Quanto bisognerebbe cercare di comprendere è la modalità con la quale ogni bambino vive l'attività ludica in quel momento specifico della sua formazione e della sua esistenza, e non la tipologia del gioco. Per poter efficacemente operare questa comprensione sono necessari pure i sentimenti, di simpatia ed empatia ad esempio.Simpatia per il gioco, empatia con l'infanzia: saranno sufficienti al fine di un rapporto educativo adulto-bambino instaurato per il tramite dell'attività ludica? La radice etimologica che accomuna i due termini è pathos. Sim-patia sembra indicare un pathos che si vive "con"; em-patia un pathos che si vive "dentro". Ilpathos: capacità di sentire nella propria essenza, di partecipare il rapporto con l'altro movendo dal proprio fondamento umano ed incontrando quello altrui. di commuoversi ed emozionarsi, facendo filtrare dentro di sè la fenomenicità della espressioni dell'umano. Quando c'è il gioco, vi è anche pathos: il genius ludi se ne alimenta nell'incontro gioioso e giocoso. Quando c'è l'educazione, vi è anche pathos: l'incontro dell'io con il tu - come dice M. Buber - inevitabilmente se ne alimenta. Allora, sembra che la modalità empatica della relazione educativa rinvenga dìnelle situazioni di gioco uno dei luoghi privilegiati ove esprimersi. Tuttavia, non si può dimenticare la simpatia per il gioco, ovvero il fatto che entrambi gli interlocutori del rapporto educativo siano in grado di attingere alla sorgiva del proprio genius ludi. Simpatia per il gioco ed empatia con l'infanzia, e fors'anche il contrario: elementi fondamentali nella ralazione educativa.
Anna Kaiser
Il bisogno di giocare è insito nell'essenza umana. Per questo risulterà inutile ogni tentativo di rinvenire uno scopo estraneo all'attività ludica stessa. Essa è autotelica perchè ha il proprio fine in sè: muove dall'essere e ritorna all'essere. Senza la consapevolezza di ciò l'educatore cerca di porre un preciso obiettivo a qualsiasi azione di gioco. Non sono il tempo o il luogo, nè una forma di gioco o un'altra a proporre il gioco stesso quale efficace tramite educativo, bensì la modalità vitale - unica, personale, sempre diversa - con la quale il bambino parteciperà ai giochi.
Sarà così più agevole rispettare l'infanzia, tenendo in considerazione come liberamente l'attività ludica agisca in essa quale stimolo del processo formativo.
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Al contrario, chi vuole instaurare con i bambini un rapporto educativo attraverso il gioco spesso si muove alla ricerca di questi espedienti, tentando di cogliere i desideri o i gusti del banìmbino per non sbagliare come accostarsi a un'età considerata un pò oscura. I bambini, invece, possiedono capacità di adattamento o duttilità rispetto a qualunque gioco o giocattolo. Quanto bisognerebbe cercare di comprendere è la modalità con la quale ogni bambino vive l'attività ludica in quel momento specifico della sua formazione e della sua esistenza, e non la tipologia del gioco. Per poter efficacemente operare questa comprensione sono necessari pure i sentimenti, di simpatia ed empatia ad esempio.Simpatia per il gioco, empatia con l'infanzia: saranno sufficienti al fine di un rapporto educativo adulto-bambino instaurato per il tramite dell'attività ludica? La radice etimologica che accomuna i due termini è pathos. Sim-patia sembra indicare un pathos che si vive "con"; em-patia un pathos che si vive "dentro". Ilpathos: capacità di sentire nella propria essenza, di partecipare il rapporto con l'altro movendo dal proprio fondamento umano ed incontrando quello altrui. di commuoversi ed emozionarsi, facendo filtrare dentro di sè la fenomenicità della espressioni dell'umano. Quando c'è il gioco, vi è anche pathos: il genius ludi se ne alimenta nell'incontro gioioso e giocoso. Quando c'è l'educazione, vi è anche pathos: l'incontro dell'io con il tu - come dice M. Buber - inevitabilmente se ne alimenta. Allora, sembra che la modalità empatica della relazione educativa rinvenga dìnelle situazioni di gioco uno dei luoghi privilegiati ove esprimersi. Tuttavia, non si può dimenticare la simpatia per il gioco, ovvero il fatto che entrambi gli interlocutori del rapporto educativo siano in grado di attingere alla sorgiva del proprio genius ludi. Simpatia per il gioco ed empatia con l'infanzia, e fors'anche il contrario: elementi fondamentali nella ralazione educativa.
Anna Kaiser
Dal bimestrale "Pedagogia e vita" serie 63: "educare i bambini" numero 6 novembre-dicembre 2005
giovedì 14 marzo 2013
Il gioco nell'infanzia
Mai come nelle prime età della vita l'attività ludica è vissuta nella pienezza dei suoi molteplici, e fors'anche insondabili, aspetti. Si manifesta difficile allo sguardo degli adulti comprendere l'universo dei giochi infantili non solo perchè essi sono connotati da dinamiche che sono presto trascurate dal soggetto proiettato precocemente verso il mondo deludificato della metropoli contemporanea, ma anche perchè i bambini attingono con autenticità al proprio "fondamento", riuscendo così a vivificare liberamente il genius ludi. L'essenza del bimbo comica a prendere forma umana, stimolata non poco dalle attività di gioco che intraprende in maniera spontanea o mediante le sollecitazioni provenienti dagli ambienti educativi che frequenta.
Genius ludi quale parte del nucleo originario della natura umana che dischiude il mondo della formazione interiore al mondo esterno per il tramite di un vivere le esperienze, un dispiegare il pensiero, un ricorrere alle potenzialità bio-psichiche e alle risorse spirituali secondo modalità gioiose. Tali modalità si esplicano principalmente, almeno nel bambino, sotto forma del gioco.
Genius ludi quale parte del nucleo originario della natura umana che dischiude il mondo della formazione interiore al mondo esterno per il tramite di un vivere le esperienze, un dispiegare il pensiero, un ricorrere alle potenzialità bio-psichiche e alle risorse spirituali secondo modalità gioiose. Tali modalità si esplicano principalmente, almeno nel bambino, sotto forma del gioco.
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La ludicità, invece, non permette all'uomo di perdere la sua unità: non ci sono età in cui essa non possa essere vissuta, espressa, manifestata piochè costituisce una delle modalità attraverso cui l'uomo dà forma alla propria umanità, nel rapporto con sè stesso, con gli altri,con il mondo. Ed è appunto nell'infanzia che la ludicità esplode nella sua pienezza di fonte di vita. In particolare, nel gioco l'uomo-bambinomostra di essere lì, sussistente in un luogo e in un tempo della storia, della cultura, della tradizione, ma anche ricco della propria unicità umana, da quella bio-psichica a quella spirituale. L'attività ludica coinvolge il soggetto sotto tutti gli aspetti del suo essere uomo e, ancor più, di un essere uomo che si sta formando.
Il gioco trasforma il soggetto dando spazio alle potenzialità di ciascuno poichè il geniu ludi ammanta di significato ogni esperienza vissuta con gioia, filtrata da quell'essere spirituale che l'infanzia conserva integro. Kollerisch richiama quanto, con il passare degli anni, "si è irrigidito diventando realtà". Ebbene, sia lo status dell'essenza umana nell'età infantile sia le potenzialità formative del genius ludi contribuiscono a conservare nell'uomo una flessibilità che impedisce qualsivoglia irrigidimento. Con ciò non si vuole affermare che tanto l'essere del bambino quanto la lucidità siano lontani dalla realtà, bensì si desidera sottolineare come la comune, ampia, e forse inconsueta, libera apertura alle trasformazioni da parte del bambino e della sua attività di gioco non permette alla realtà vitale di diventare statica e presto trascorsa, finita, dimenticabile. E' lo stesso genius ludi ad incentivare una continua ricerca del non ancora sperimentato, dell'ignoto, del fantastico, sostenendo un fertile incontro tra conoscenza ed essere spirituale. Così, il conoscere sostenuto dalla lucidità non corrisponde ad un mero apprendere che, chiamando a sè soltanto, facoltà raziocinanti, irrigidisce la realtà conosciuta. Esso comporta un'acquisizione del mondo esterno che, compenetrandosi con quello interiore, rende l'essere non soltanto ricettivo alle sollecitazioni ma anche capace di elaborarle mediandole attraverso la propria essenza interiore.
Il rapporto ludico con il mondo della vita è esemplare se instaurato spontaneamente dal bambino perchè assolutamente libero e profondamente formativo allo stesso tempo. L'uomo, se gioca, vive e agisce la libertà, a tutte le età.
Il bambino vive la responsabilità formativa di cui è latrice l'attività ludica.
Il bambino che gioca sprofonda dentro se stesso: inizia il suo cammino. La ricchezza formativa del gioco gli impedisce di sfondare la propria umanità annichilendo in processi deformativi. L'attività ludica permette all'uomo di scegliere, vivendo la libertà della sua possibile formazione.
Anna Kaiser
Dal bimestrale "Pedagogia e vita" serie 63: "educare i bambini" numero 6 novembre-dicembre 2005
lunedì 11 marzo 2013
Educazione etico-religiosa nell'infanzia
Nella svalutazione dei valori tradizionali oggi evidente, e in modo più specifico di quelli relativi alla famiglia e alla morale, parlare di educazione etico-religiosa nella visione cristiana della vita dell'infanzia e della fanciullezza costituisce un handicap. Il disagio non sta nel descrivere l'eventuale processo educativo, ma nell'interpretare e sostenere tale processo da parte degli educatori (genitori e insegnanti), per i limiti dovuti a fattori interni sia alla vita degli stessi sia a quella degli educandi, immersi come sono nei forti condizionamenti socio-culturali. In questa età, ogni valore potrà essere assimilato se trasmesso attraverso esperienze significative che il soggetto vive nella realtà della sua storia quotidiana, che è vita di famiglia, scuola, di partecipazione alla comunità ecclesiale.
L'educazione infantile richiede che la finalità dello sviluppo della personalità integrale (fisica, psichica, emotiva, sociale, morale e religiosa)faccia riferimento ad alcuni principii che dovrebbero essere presenti sempre nel quotidiano degli ambienti di vita.
Con riferimento ai documenti ufficiali della Chiesa per l'educazione dei fanciulli, si afferma che anche in questa età l'educazione religiosa scolare entra in dialogo più direttamente con la catechesi, come educazione alla vita di fede, che dovrà avere una dimensione "eminentemente educativa, attenta a sviluppare quelle risorse umane che fanno da substrato antropologico alla vita cristiana". Gli atteggiamenti da educare in questa direzione sia in famiglia sia nella scuola sono "il senso della fiducia, della gratuità, del dono di sè, dell'invocazione, della lieta partecipazione".
L'autorevole invito del magistero ecclesiale incoraggia a interventi educativi sempre più coordinati tra famiglia, comunità ecclesiale, scuola, gruppi associativi. E' vidente il salto di qualità richiesto: l'educazione religiosa dei fanciulli va pensata e attuata nel quadro di una educazione integrale e con l'apporto specifico di ogni ambiente educativo. In tale prospettiva il Dio che gli adulti dovrebbero far conoscere ai fanciulli non è un Dio da cui difendersi, un Dio cui sottrarre vita e felicità, un Dio incostante e malevolo, un Dio che è appostato per cogliere in flagrante, ma il Dio che è padre ed ha cura di tutti i suoi figli.
Qui deve diventare funzionale il coordinamento tra gli educatori dei diversi ambienti di vita in cui lo stesso fanciullo passa parte delle sue giornate. Un rilancio educativo religioso provoca in varie direzioni il coinvolgimento degli adulti educatori, in particolare dei genitori, nel renderli collaboratori dell'educazione religiosa dei figli mediante l'attenzione ai problemi religiosi vissuti e testimoniati nelle vicende ordinarie della vita quoidiana; la testimonianza credibile delle comunità cristiane dove ordinariamente i fanciulli partecipano, in questa età, alla preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana; il superamento di una trasmissione quantitativa dei contenuti della fede, sempre riduzionista, a favore della qualità della proposta cristiana che richiede essenzializzazione dei contenuti con l'impegno di calarli nella vita; la messa in atto di uno stile narrativo, di tipo esistenziale, che è concreto e coinvolgente.
In sintesi, l'educazione religiosa si pone nella linea dell'identificazione e dell'appartenenza affettiva. Perciò si richiede attenzione allo sviluppo umano ed alla corrispondenza tra il graduale sviluppo dell'attività razionale e il raggiungimento di una prima essenziale conoscenza del messaggio cristiano, tra la ricerca della propria identità personale e la scoperta della propria realtà di figli di Dio, tra la capacità di autocoinvolgersi nel proprio grupo e l'iniziazione alla vita della comunità cristiana, tra l'assunzione di coscienza del proprio valore e la capacità di mettere i propri doni al servizio degli altri, tra l'assimilazione dei valori e il viverli nel concreto della vita quotidiana.
Giuseppe Morante
Dal bimestrale "Pedagogia e vita" serie 63: "educare i bambini" numero 6 novembre-dicembre 2005
L'educazione infantile richiede che la finalità dello sviluppo della personalità integrale (fisica, psichica, emotiva, sociale, morale e religiosa)faccia riferimento ad alcuni principii che dovrebbero essere presenti sempre nel quotidiano degli ambienti di vita.
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L'autorevole invito del magistero ecclesiale incoraggia a interventi educativi sempre più coordinati tra famiglia, comunità ecclesiale, scuola, gruppi associativi. E' vidente il salto di qualità richiesto: l'educazione religiosa dei fanciulli va pensata e attuata nel quadro di una educazione integrale e con l'apporto specifico di ogni ambiente educativo. In tale prospettiva il Dio che gli adulti dovrebbero far conoscere ai fanciulli non è un Dio da cui difendersi, un Dio cui sottrarre vita e felicità, un Dio incostante e malevolo, un Dio che è appostato per cogliere in flagrante, ma il Dio che è padre ed ha cura di tutti i suoi figli.
Qui deve diventare funzionale il coordinamento tra gli educatori dei diversi ambienti di vita in cui lo stesso fanciullo passa parte delle sue giornate. Un rilancio educativo religioso provoca in varie direzioni il coinvolgimento degli adulti educatori, in particolare dei genitori, nel renderli collaboratori dell'educazione religiosa dei figli mediante l'attenzione ai problemi religiosi vissuti e testimoniati nelle vicende ordinarie della vita quoidiana; la testimonianza credibile delle comunità cristiane dove ordinariamente i fanciulli partecipano, in questa età, alla preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana; il superamento di una trasmissione quantitativa dei contenuti della fede, sempre riduzionista, a favore della qualità della proposta cristiana che richiede essenzializzazione dei contenuti con l'impegno di calarli nella vita; la messa in atto di uno stile narrativo, di tipo esistenziale, che è concreto e coinvolgente.
In sintesi, l'educazione religiosa si pone nella linea dell'identificazione e dell'appartenenza affettiva. Perciò si richiede attenzione allo sviluppo umano ed alla corrispondenza tra il graduale sviluppo dell'attività razionale e il raggiungimento di una prima essenziale conoscenza del messaggio cristiano, tra la ricerca della propria identità personale e la scoperta della propria realtà di figli di Dio, tra la capacità di autocoinvolgersi nel proprio grupo e l'iniziazione alla vita della comunità cristiana, tra l'assunzione di coscienza del proprio valore e la capacità di mettere i propri doni al servizio degli altri, tra l'assimilazione dei valori e il viverli nel concreto della vita quotidiana.
Giuseppe Morante
Dal bimestrale "Pedagogia e vita" serie 63: "educare i bambini" numero 6 novembre-dicembre 2005
venerdì 8 marzo 2013
Giocare d'anticipo
Giocare d'anticipo, prevenire.
E' sognare con Dio.
Anticipare la realizzazione di ciò che Dio vuole per i nostri cari giovani.
E' vedere oltre il presente nebuloso e intricato.
E' realizzareil futuro di Dio e dell'uomo.
E' vedere con lo sguardo del Signore.
Prevenire è santità, vita riuscita, abitati dalla speranza e dalla certezza che Dio vuole per tutti vita abbondante.
E' fidarsi della fedeltà di Dio.
Educare è gioco appassionato di entusiasmo e impegno, simpatia e fermezza.
E' amare col cuore di Dio.
Amorevolezza, ragione, religione, tre semplici parole che odorano di saggezza umana e intuizione divina.
Evocazione di relazione cordiale e matura, sorriso che crede nella vita gioiosa e luminosa, per tutti.
Anche a noi, con Lui, pescatori di uomini!
Anche noi a giocare d'anticipo e sognare i sogni di Dio.
Perchè la vita sia festa. Fino a giorno in cui i sogni più belli diverranno danza della vita tutti insieme, von don Bosco, con i fratelli e sorelle della nostra famiglia, là nel giardino fiorito del giorno senza tramonto.
Dal libro di G.Novella "celebrare l'educazione" della casa editrice Elledici.
E' sognare con Dio.
Anticipare la realizzazione di ciò che Dio vuole per i nostri cari giovani.
E' vedere oltre il presente nebuloso e intricato.
E' realizzareil futuro di Dio e dell'uomo.
E' vedere con lo sguardo del Signore.
Prevenire è santità, vita riuscita, abitati dalla speranza e dalla certezza che Dio vuole per tutti vita abbondante.
E' fidarsi della fedeltà di Dio.
Educare è gioco appassionato di entusiasmo e impegno, simpatia e fermezza.
E' amare col cuore di Dio.
Amorevolezza, ragione, religione, tre semplici parole che odorano di saggezza umana e intuizione divina.
Evocazione di relazione cordiale e matura, sorriso che crede nella vita gioiosa e luminosa, per tutti.
Anche a noi, con Lui, pescatori di uomini!
Anche noi a giocare d'anticipo e sognare i sogni di Dio.
Perchè la vita sia festa. Fino a giorno in cui i sogni più belli diverranno danza della vita tutti insieme, von don Bosco, con i fratelli e sorelle della nostra famiglia, là nel giardino fiorito del giorno senza tramonto.
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Dal libro di G.Novella "celebrare l'educazione" della casa editrice Elledici.
Educazione-Sistema preventivo-Animazione
Curare o prevenire è la scelta obbligata dalle tante insidie che minacciano i giovani.
L'amore ha suggerito a Don Bosco la risposta certa.
Il sistema preventico: amore che diviene presenza, parola, sguardo, sorriso, azione, iniziativa: molteplici proposte suggerite dalla creatività di chi ama.
Religione, ragione, amorevolezza tre magiche parole.
Buon cristiano e onesto cittadino.
Intuito pedagogico che fiorisce dalla passione di un cuore che vuole bene, vuole il bene di chi gli è caro.
Perchè nella vita esploda la festa.
Dal libro di G.Novella "celebrare l'educazione" della casa editrice Elledici.
L'amore ha suggerito a Don Bosco la risposta certa.
Il sistema preventico: amore che diviene presenza, parola, sguardo, sorriso, azione, iniziativa: molteplici proposte suggerite dalla creatività di chi ama.
Religione, ragione, amorevolezza tre magiche parole.
Buon cristiano e onesto cittadino.
Intuito pedagogico che fiorisce dalla passione di un cuore che vuole bene, vuole il bene di chi gli è caro.
Perchè nella vita esploda la festa.
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Dal libro di G.Novella "celebrare l'educazione" della casa editrice Elledici.
Educare che diventa invocazione
"I giovani sono con noi pellegrini e missionari per una società italiana libera da vecchi pregiudizi e steccati, aperta sul Mediterraneo e sul mondo, responsabile di offrire a tutti una tradizione rinnovata di fede e una cultura segnata da una vita cristiana intelligente e generosa...
Vogliamo proporre ai giovani una visione integrale della persona di Gesù Cristo, mediante un annuncio e una catechesi che non abbiano timore di farsi anche cultura, facendo incontrare la verità sulla storia del Figlio di Dio fatto uomo con la realtà della vita dei giovani, in particolare evidenziando:
Ponendo Cristo al centro della sua persona, vivendo in continua relazione con la comunità, assumendosi le piccole e grandi responsabilità della storia, il giovane matura una nuova figura di credente, caratterizzando da autentica spiritualità laicale, che vede nel compito di umanizzazione del mondo e di creazione di autentiche relazioni personali in modo concreto ed esigente di incarnare l'unico preceto dell'amore e di preparare e pefigurare il regno di Dio.Diventa allora capace di ricostruire luoghi unìmani e umanizzanti dovunque vive la sua vita: nello studio, nel lavoro, nel tempo libero, nei luoghi dello svago e dell'amicizia; sa inventare modalità nuove di relazione vincendo la comoda fuga nel virtuale; vince la prigionia del presente e ridefinisce la propira identità nel recupero della memoria; fa della sua vita una storia e non un'accozzaglia di azioni e avventure aslegate; assume responsabilità personali e colletive; sa affrontare la solitudine del credente formandosi una coscienza forte nella verità."
Presidenza CEI, Educare i giovani alla fede. Orientamenti emersi dai lavori della XLV Assemblea Generale, Roma, 27 Febbraio 1999
Dal libro di G.Novella "Celebrare l'educazione", ccasa editrice Elledici.
Vogliamo proporre ai giovani una visione integrale della persona di Gesù Cristo, mediante un annuncio e una catechesi che non abbiano timore di farsi anche cultura, facendo incontrare la verità sulla storia del Figlio di Dio fatto uomo con la realtà della vita dei giovani, in particolare evidenziando:
- l'importanza decisiva della quotidianità, luogo del radicamento nella volontà del Padre, esemplificata in specie nella vita a Nazaret;
- la forza del perdono e del servizio, in cui gli altri sono accolti e rigenerati dalla comunione che viene donata, come indca il gesto della lavanda dei piedi;
- la "cultura del dono", che trova la sua sintesi nella croce, espressione di una vita non frammentata ma interamente assorbita dalla vocazione all'amore;
- la verità della risurrezione, che apre alla speranza e riscatta ogni sconfitta e debolezza.
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Presidenza CEI, Educare i giovani alla fede. Orientamenti emersi dai lavori della XLV Assemblea Generale, Roma, 27 Febbraio 1999
Dal libro di G.Novella "Celebrare l'educazione", ccasa editrice Elledici.
Educare
Noi chiamati ad una missione: educare.
Educare è scoprire i semi che dovranno fiorire e dar frutto maturo.
Perchè la persona sia vita riuscita e l'umanità tutta non sia privata del dono prezioso che, per lei, da sempre, Dio aveva pensato.
Educare è aiutare a divenire persona ad essere uomo.
E' camminare accanto è a lungo ascoltare attendere paziente è dissodare il terreno è irrigare il germoglio sostenere nella crescita.
Educare è fatica, responsabilità, è gioia, educare è collaborare con Dio nella perenne creazione dell'uomo nuovo.
Dal libro di G.Novella "Celebrare l'educazione", ccasa editrice Elledici.
Educare è scoprire i semi che dovranno fiorire e dar frutto maturo.
Perchè la persona sia vita riuscita e l'umanità tutta non sia privata del dono prezioso che, per lei, da sempre, Dio aveva pensato.
Educare è aiutare a divenire persona ad essere uomo.
E' camminare accanto è a lungo ascoltare attendere paziente è dissodare il terreno è irrigare il germoglio sostenere nella crescita.
Educare è fatica, responsabilità, è gioia, educare è collaborare con Dio nella perenne creazione dell'uomo nuovo.
Dal libro di G.Novella "Celebrare l'educazione", ccasa editrice Elledici.
Educare, lasciarsi educare
Come perturbatori strategicamente orientatati, al vangelo naturalmente.Con questa immagine, secca e precisa per stile e contenuto, lo psicologo salentino Luigi Russo ha fatto centro, interpretando nel migliore dei modi l'identikit dell'educatore di Azione Cattolica, emerso nel convegno nazionale degli educatori del settore giovani e dell'Acr, intitolato Collaboratori della vostra gioia (14-16 dicembra 2012 a Roma).
L'incontro dei mille, tra giovani e adulti, venuti da tutta Italia per la tre giorni di formazione e condivisione ha anzitutto realizzato il sogno di poter toccare con mano la vocazione educativa che anima l'associazione fin dalla sua nascita. Una tensione a coltivare le coscienze e le personalità che si è incarnata nei sorrisi, nelle strete di mano e nei pensieri di questi soci che rappresentano il cuore pulsante dell'esperienza dell'Azione cattolica.
Coltivare coscienze, con la certezza che nulla c'è da insegnare o, peggio, da inculcare:" Come educatori, dovremmo sempre collocarci al futuro rispetto ai ragazzi e ai giovani che ci sono affidati-ha affermato la biblista Rosanna Virgili, aprendo il convegno assieme al presidente nazionale Ac Franco Miano-. La nostra missione è quella di aiutarli a uscire da loro stessi e così farli crescere al meglio". Un monito che rimette al centro, senza esitazioni, le esigenze e le qualità della persona, rispetto alle quali ogni progetto educativo e ogni sussidio vanno adattati e ridefiniti.
Sulla stessa linea di pensiero anche Chiara Finocchietti, coordinatrice dei giovani del Fiac (Forum internazionale di Ac) intervenuta di fronte agli educatori del settore giovani, che ha ripercorso le convinzioni artistiche di uno dei più grandi scultori della storia. "Michelangelo-ha detto- era convinto che l'opera si trovasse già all'interno del blocco di marmo a cui si trovava davanti. Il compito dell'artista, per lui, era semplicemente quello di liberarla, togliendo la materia in eccesso. Ebbene, questo è anzitutto il compito di noi educatori".
Un compito che il presidente Franco Miano, in apertura dei lavori, aveva tratteggiato declinando i verbi fondamentali del servizio educativo: "Educare è prima di tutto amare. Educare è testimoniare, la parola diventa vita vissuta. Educare è provocare l'altro a crescere, a venire fuori. E' spingere le persone a venire fuori da se stesse. Le persone devono saper operare delle scelte, nelle molteplici occasioni della vita. Educare è anche lasciarsi provocare e farsi mettere in discussione da coloro che educhiamo". Ma si tratta di un percorso compiuto insieme, che quindi diventa politicanel senso più alto del termine: la costituzione di una comunità e di un insieme di credenti e cittadini consapevoli e attivi. "Una persona rimanda a un gruppo. Un educatore rimanda a tutti gli educatori, al consiglio parrocchiale e a tutta l'associazione. L'Ac è una piccola comunità che sta in una grande comunità. Questa è la nostra forza e va custodita".
Ma se ogni educatore collabora alla gioia di chi gli è affidato, non può esserci educazione senza gioia. E' esattamente questo il messaggio che mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana ha voluto lasciare al convegno celebrando la messa di chiusura. "In chi cresce si annida un desiderio di vita e si alimenta un sogno che scalda il cuore. Il compito dell'educatore è riconoscere quella fiamma, aiutare a individuarla e coltivarla, farla crescere, rafforzarla fino a farla diventare fuoco che scalda e vivifica". In questo senso "non può esserci educazione senza gioia. Non si può pensare di far crescere qualcuno prospettandogli qualcosa di opprimente, di triste".
Una gioia che va ricercata con volontà e con uno stile ben preciso da parte degli educatori. Uno stile che passa attraverso il dialogo, l'accompagnamento, la cura, il tenere per mano, sempre salvaguardando il protagonismo dei ragazzi, come ha sottolineato Teresa Borrelli, responsabile nazionale Acr, ricordando che la proposta associativa per i ragazzi è un cammino di iniziazione cristiana riconosciuto dalla Cei. "L'Acr- ha detto la responsabile nelle sue conclusioni- non è l'Azione cattolica ragazzi, ma dei ragazzi! In quella semplice preposizione articolata c'è la centralità dei più piccoli, attorno ai quali l'intera associazione ha costruito e alimenta un'articolazione intera per prendersene cura, attraverso la scelta della completezza, della gradualità e della globalità".
I vicepresidenti nazionali del settore giovani, Lisa Moni Bidin e Marco Sposito, hanno salutato i partecipanti indicando un punto chiave per il cammino di un'educatore: l'equilibrio tra il servizio e la formazione personale. "gli educatori di Ac sono, prima di tutto, giovani e adulti appassionati della vita e testimoni della propria fede. Sta a ciascuno di noi, alle associazioni parrocchiali e diocesane, trovare l'equilibrio giusto, la flessibilità della proposta formativa che sappia far incontrare i tempi divita delle persone con quelli delle diverse forme di servizio". Ma è pur sempre un equilibrio che va calato nel registro di una vocazione: "Dietro e dentro la chiamata dell'associazione, del parroco o di chicchessia-hanno concluso i vice presidenti giovani- c'è una chiara chiamata di Dio. Siamo chiamati a raccontare l'esperienza di un incontro d'amore, quello con Gesù, che trasforma la nostra vita in dono".
Dal mensile dell'Azione cattolica italiana "Segno" numero 2/3-Febbraio/Marzo 2013
L'incontro dei mille, tra giovani e adulti, venuti da tutta Italia per la tre giorni di formazione e condivisione ha anzitutto realizzato il sogno di poter toccare con mano la vocazione educativa che anima l'associazione fin dalla sua nascita. Una tensione a coltivare le coscienze e le personalità che si è incarnata nei sorrisi, nelle strete di mano e nei pensieri di questi soci che rappresentano il cuore pulsante dell'esperienza dell'Azione cattolica.
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Sulla stessa linea di pensiero anche Chiara Finocchietti, coordinatrice dei giovani del Fiac (Forum internazionale di Ac) intervenuta di fronte agli educatori del settore giovani, che ha ripercorso le convinzioni artistiche di uno dei più grandi scultori della storia. "Michelangelo-ha detto- era convinto che l'opera si trovasse già all'interno del blocco di marmo a cui si trovava davanti. Il compito dell'artista, per lui, era semplicemente quello di liberarla, togliendo la materia in eccesso. Ebbene, questo è anzitutto il compito di noi educatori".
Un compito che il presidente Franco Miano, in apertura dei lavori, aveva tratteggiato declinando i verbi fondamentali del servizio educativo: "Educare è prima di tutto amare. Educare è testimoniare, la parola diventa vita vissuta. Educare è provocare l'altro a crescere, a venire fuori. E' spingere le persone a venire fuori da se stesse. Le persone devono saper operare delle scelte, nelle molteplici occasioni della vita. Educare è anche lasciarsi provocare e farsi mettere in discussione da coloro che educhiamo". Ma si tratta di un percorso compiuto insieme, che quindi diventa politicanel senso più alto del termine: la costituzione di una comunità e di un insieme di credenti e cittadini consapevoli e attivi. "Una persona rimanda a un gruppo. Un educatore rimanda a tutti gli educatori, al consiglio parrocchiale e a tutta l'associazione. L'Ac è una piccola comunità che sta in una grande comunità. Questa è la nostra forza e va custodita".
Ma se ogni educatore collabora alla gioia di chi gli è affidato, non può esserci educazione senza gioia. E' esattamente questo il messaggio che mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana ha voluto lasciare al convegno celebrando la messa di chiusura. "In chi cresce si annida un desiderio di vita e si alimenta un sogno che scalda il cuore. Il compito dell'educatore è riconoscere quella fiamma, aiutare a individuarla e coltivarla, farla crescere, rafforzarla fino a farla diventare fuoco che scalda e vivifica". In questo senso "non può esserci educazione senza gioia. Non si può pensare di far crescere qualcuno prospettandogli qualcosa di opprimente, di triste".
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I vicepresidenti nazionali del settore giovani, Lisa Moni Bidin e Marco Sposito, hanno salutato i partecipanti indicando un punto chiave per il cammino di un'educatore: l'equilibrio tra il servizio e la formazione personale. "gli educatori di Ac sono, prima di tutto, giovani e adulti appassionati della vita e testimoni della propria fede. Sta a ciascuno di noi, alle associazioni parrocchiali e diocesane, trovare l'equilibrio giusto, la flessibilità della proposta formativa che sappia far incontrare i tempi divita delle persone con quelli delle diverse forme di servizio". Ma è pur sempre un equilibrio che va calato nel registro di una vocazione: "Dietro e dentro la chiamata dell'associazione, del parroco o di chicchessia-hanno concluso i vice presidenti giovani- c'è una chiara chiamata di Dio. Siamo chiamati a raccontare l'esperienza di un incontro d'amore, quello con Gesù, che trasforma la nostra vita in dono".
Dal mensile dell'Azione cattolica italiana "Segno" numero 2/3-Febbraio/Marzo 2013
martedì 5 marzo 2013
Acr, Campo scuola con il Re Davide
E' con la vita che voglio cantare in modo da non tacere mai! Canterò...danzerò...la tua immensa bontà! E' da queste parole e dalla vita del Re Davide che i ragazzi di Ac sono accompagnati nella loro esperienza di camposcuola (Con tutto il cuore. Davide, un piccolo grande re, editrice Ave 2013). Come Davide, quest'anno sono invitati a riconoscere l'iniziativa di Dio che li porta ad essere protagonisti del bene, a cantare e a danzare per le grandi meraviglie che ogni giorno il Signore compie nelle loro storie.
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Con tutto il cuore vogliono così vivere l'incontro autentico con Dio, nella Parola e nei sacramenti, perchè nel costante esercizio del discernimento possano interpretare al meglio il ruolo che il Signore ha scelto per ciascuno.
Con tutto in cuore vogliono lodare il Signore, certi che il suo amore non li abbandonerà anche quando loro, come accade a Davide, se ne allontaneranno.
Con tutto il cuore vogliono affidare nelle mani del Signore il loro poco, certi nella fede, che con Lui possono fare grandi cose.
La fede ricevuta nel battesimo costituisce così nella loro vita una bella responsabilità, Per questa ragione anche quest'anno, i ragazzi di Ac proveranno a scrivere, o continuaranno a confrontarsi con la loro personale regola di vita, per far sì che nel quotidiano impegno, giorno dopo giorno, la fede professata diventi vissuta.
Le attività di ogni giorno, le liturgie del campo (la preghiera del mattino e della sera, la celebrazione), il grande gioco a tema, il canto liturgico che si affianca all'inno di campo contribuisono a far sì che l'esperienza estiva sia davvero una gran bella occasione, completa e graduale, per ricercare Colui che li ama di un amore grande, per riconoscerne i segni, per fare in modo che la preghiera sia veramente un'esperienza di bellezza.
A conclusione di un anno che ha visto i ragazzi in cerca di autore ci auguriamo che dal cuore di ognuno dei piccoli che ci sono affidati, possa scaturire quell' "io ci credo" che li porti a vivere la propria vita in pienezza, certi di poter fare sicuro affidamento su di un grande "regista" che ha voluto offrire a ciascuno un'occasione unica e irripetibile.Dal mensile dell'Azione Cattolica Italiana "Segno" numero 2/3 di Febbraio/Marzo 2013
domenica 3 marzo 2013
Il serbatoio della formazione
Il neonato portale della formazione dell'Azione cattolica italiana è ww.parolealtre.it. Uno spazio per gli educatori. Un luogo di confronto. Un serbatoio di idee. Una piattaforma per pensare, condividere, cercare "parole altre" per dire la passione per la vita delle persone e per Gesù Cristo.
Parole altre nasce dal desiderio di poter mettere a disposizione di educatori associativi (e non associativi), tutto il patrimonio formativo che l'Ac ha maturato.
Le parole "altre" sono:
Dal mensile dell'Azione cattolica italiana "Segno" numero 12 di Dicembre 2012
Parole altre nasce dal desiderio di poter mettere a disposizione di educatori associativi (e non associativi), tutto il patrimonio formativo che l'Ac ha maturato.
Le parole "altre" sono:
- Multimedialità: articoli, immagini, video, audio di contenutoformativo, che potrai utilizzare per la tua preparazione o per l'utilizzo immediato nei gruppi. Tutto il materiale potrà essere scaricato, valutato da te e dall'equipe di educatori e commentato.
- Interattività: pagina personalizzata con i tuoi video e articoli preferiti, puoi dowload: tutto quello che vedi in parolealtre.it
- In rete: Luogo in cui condividere e mettere in rete format già sperimantati nella vita associativa di alcune realtà diocesane e che potrebbero essere replicabili in altre. In più il materiali delle iniziative nazionali.
- Sezioni: sei sezioni: Formazione: contributi adatti all'autoformazione o agli incontri di gruppo sui temi più vari. Responsabilità: per chi svolge in associoazione un servizio nelle presidenze e nei consigli parrocchiali o diocesane. Spiritualità: proposte per la preghiera o contributi che aiutano a strutturare proposte di spiritualità. Vita Associativa: descrizione di atività o momenti formativi. Mondo: per un'ottica internazionale nell'Azione cattolica. Fatti di Ac: appuntamenti annuali o per ricordare anniversari importanti per la vita associativa.
Dal mensile dell'Azione cattolica italiana "Segno" numero 12 di Dicembre 2012
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