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venerdì 8 marzo 2013

Educare, lasciarsi educare

Come perturbatori strategicamente orientatati, al vangelo naturalmente.Con questa immagine, secca e precisa per stile e contenuto, lo psicologo salentino Luigi Russo ha fatto centro, interpretando nel migliore dei modi l'identikit dell'educatore di Azione Cattolica, emerso nel convegno nazionale degli educatori del settore giovani e dell'Acr, intitolato Collaboratori della vostra gioia (14-16 dicembra 2012 a Roma).
L'incontro dei mille, tra giovani e adulti, venuti da tutta Italia per la tre giorni di formazione e condivisione ha anzitutto realizzato il sogno di poter toccare con mano la vocazione educativa che anima l'associazione fin dalla sua nascita. Una tensione a coltivare le coscienze e le personalità che si è incarnata nei sorrisi, nelle strete di mano e nei pensieri di questi soci che rappresentano il cuore pulsante dell'esperienza dell'Azione cattolica.
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Coltivare coscienze, con la certezza che nulla c'è da insegnare o, peggio, da inculcare:" Come educatori, dovremmo sempre collocarci al futuro rispetto ai ragazzi e ai giovani che ci sono affidati-ha affermato la biblista Rosanna Virgili, aprendo il convegno assieme al presidente nazionale Ac Franco Miano-. La nostra missione è quella di aiutarli a uscire da loro stessi e così farli crescere al meglio". Un monito che rimette al centro, senza esitazioni, le esigenze e le qualità della persona, rispetto alle quali ogni progetto educativo e ogni sussidio vanno adattati e ridefiniti.
Sulla stessa linea di pensiero anche Chiara Finocchietti, coordinatrice dei giovani del Fiac (Forum internazionale di Ac) intervenuta di fronte agli educatori del settore giovani, che ha ripercorso le convinzioni artistiche di uno dei più grandi scultori della storia. "Michelangelo-ha detto- era convinto che l'opera si trovasse già all'interno del blocco di marmo a cui si trovava davanti. Il compito dell'artista, per lui, era semplicemente quello di liberarla, togliendo la materia in eccesso. Ebbene, questo è anzitutto il compito di noi educatori".
Un compito che il presidente Franco Miano, in apertura dei lavori, aveva tratteggiato declinando i verbi fondamentali del servizio educativo: "Educare è prima di tutto amare. Educare è testimoniare, la parola diventa vita vissuta. Educare è provocare l'altro a crescere, a venire fuori. E' spingere le persone a venire fuori da se stesse. Le persone devono saper operare delle scelte, nelle molteplici occasioni della vita. Educare è anche lasciarsi provocare e farsi mettere in discussione da coloro che educhiamo". Ma si tratta di un percorso compiuto insieme, che quindi diventa politicanel senso più alto del termine: la costituzione di una comunità e di un insieme di credenti e cittadini consapevoli e attivi. "Una persona rimanda a un gruppo. Un educatore rimanda a tutti gli educatori, al consiglio parrocchiale e a tutta l'associazione. L'Ac è una piccola comunità che sta in una grande comunità. Questa è la nostra forza e va custodita".
Ma se ogni educatore collabora alla gioia di chi gli è affidato, non può esserci educazione senza gioia. E' esattamente questo il messaggio che mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana ha voluto lasciare al convegno celebrando la messa di chiusura. "In chi cresce si annida un desiderio di vita e si alimenta un sogno che scalda il cuore. Il compito dell'educatore è riconoscere quella fiamma, aiutare a individuarla e coltivarla, farla crescere, rafforzarla fino a farla diventare fuoco che scalda e vivifica". In questo senso "non può esserci educazione senza gioia. Non si può pensare di far crescere qualcuno prospettandogli qualcosa di opprimente, di triste".
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Una gioia che va ricercata con volontà e con uno stile ben preciso da parte degli educatori. Uno stile che passa attraverso il dialogo, l'accompagnamento, la cura, il tenere per mano, sempre salvaguardando il protagonismo dei ragazzi, come ha sottolineato Teresa Borrelli, responsabile nazionale Acr, ricordando che la proposta associativa per i ragazzi è un cammino di iniziazione cristiana riconosciuto dalla Cei. "L'Acr- ha detto la responsabile nelle sue conclusioni- non è l'Azione cattolica ragazzi, ma dei ragazzi! In quella semplice preposizione articolata c'è la centralità dei più piccoli, attorno ai quali l'intera associazione ha costruito e alimenta un'articolazione intera per prendersene cura, attraverso la scelta della completezza, della gradualità e della globalità".
I vicepresidenti nazionali del settore giovani, Lisa Moni Bidin e Marco Sposito, hanno salutato i partecipanti indicando un punto chiave per il cammino di un'educatore: l'equilibrio tra il servizio e la formazione personale. "gli educatori di Ac sono, prima di tutto, giovani e adulti appassionati della vita e testimoni della propria fede. Sta a ciascuno di noi, alle associazioni parrocchiali e diocesane, trovare l'equilibrio giusto, la flessibilità della proposta formativa che sappia far incontrare i tempi divita delle persone con quelli delle diverse forme di servizio". Ma è pur sempre un equilibrio che va calato nel registro di una vocazione: "Dietro e dentro la chiamata dell'associazione, del parroco o di chicchessia-hanno concluso i vice presidenti giovani- c'è una chiara chiamata di Dio. Siamo chiamati a raccontare l'esperienza di un incontro d'amore, quello con Gesù, che trasforma la nostra vita in dono".

Dal mensile dell'Azione cattolica italiana "Segno" numero 2/3-Febbraio/Marzo 2013

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