I bambini non sono mai da giudicare, ma individui da ascoltare, storie da interpretare, vite da conoscere, da accompagnare, da guidare.
Oggi consideriamo il rischio di considerare i nostri figli e i nostri alunni come alieni. Le loro abilità nell'uso degli strumenti elettronici che sembrano quasi innate; la frenesia che è diventata una caratteristica di ogni loro comportamento; l'apparente superficialità con cui affrontano compiti e doveri scolastici e familiari; l'inquietudine indistinta che li rende fragili e insicuri... Tutto questo mette in difficoltà gli adulti che hanno a che fare con i bambini nei diversi contesti in cui interagiscono con loro. Se però consideriamo che i bambini subiscono sulla loro pelle i cambiamenti troppo veloci della società in cui vivono e che i loro comportamenti sono determinati da ciò che di buono e di cattivo accade intorno a loro, allora stare con i figli o con gli alunni può diventare una bella sfida.
Ai bambini bisogna raccontare com'è davvero il mondo nel quale vivono, quali sono le necessità reali da soddisfare in famiglia, che cosa ci si aspetta da loro perchè ciascuno deve fare la propria parte, che studiare e conoscere non è un optional, ma un percorso che se fatto bene riempirà e non inaridirà la loro vita e così via.Questi insegnamenti di verità devono essere accompagnati da esempi concreti di comportamento coerente da parte degli adulti.
Dall'intervista ad Angelo Garavaglia nel numero di novembre 2012 del Mensile dell'Azione cattolica italiana: Segno
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